Fatherfab Mc, al secolo Fabio Fasani, rapper e sindacalista: da sempre queste sono le sue prerogative, le attività che hanno contraddistinto il suo percorso dai primi anni 90 fino ad oggi.
Fu il primo a diffondere nella città di Pavia la musica rap e la cultura hip hop in tempi decisamente non sospetti. Ci siamo fatti raccontare qualcosa di quel fantastico quanto faticoso percorso, del suo amore per la doppia H che ancora oggi coltiva e di tanto altro.
– Hai iniziato a fare rap a Pavia molti anni fa, in un periodo storico in cui la cultura hip hop non era affatto di moda. Raccontaci quale ambiente hai trovato, con quali difficoltà ti sei scontrato per diffondere la tua musica…
Fondamentalmente io sono sempre stato un ballerino. Amavo e amo ancora ballare.
A cavallo tra gli 80 e i 90 frequentavo locali da ballo ovunque con una compagnia di amiche e amici con lo stesso amore. Erano gli anni delle mode stagione per stagione. Il modo di vestire e i passi di ballo. Era uno splendido gruppo.
Da lì ho cominciato ad avvicinarmi all’Hip Hop. Con i 90 ho iniziato a spostare il mio baricentro sempre più verso il rap lasciando gradualmente le solite frequentazioni per informarmi e comprendere sempre più la cultura HH. A Pavia personalmente in quel periodo non ricordo di aver riscontrato la presenza di niente che fosse indicativamente ricordabile.
Mi divertivo a frequentare discoteche rigorosamente abbigliato extralarge (con quel che si trovava nei negozi della provincia o a Milano) ballando il freestyle e mi faceva sorridere vedere l’attenzione curiosa che destavo nelle persone.
Notti passate a cercare in tv canali che trasmettessero video americani da cui trarre ispirazione nel vestire e ballare.
Nel 1991 con alcune conoscenze fatte ho provato a costruire il primo progetto rap iniziando a scrivere testi.
Avevamo valutato di chiamarci CONTROCORRENTE e ci riunivamo a Valenza PO per provare quel che scrivevamo ed affinarci.
Con questa scelta sono stato lontano da Pavia per alcuni anni e solo quando questo progetto è fallito, grazie anche alla conoscenza di J Beam, sono tornato a frequentare il pavese con assiduità.
In quel periodo a Pavia come era la situazione a livello di hip hop? Si stavano sviluppando i primi movimenti riguardo graffiti, break dance ecc.. con chi sei entrato in contatto e perché hai scelto di rappresentare la cultura attraverso il rap?
Ho scelto di rappresentare la cultura HH perché già da giovanissimo ne sono stato attratto come un colpo di fulmine.
Prima ovviamente per gli aspetti “visivi” ma man mano che entravo più in profondità della sub- cultura più mi ci vedevo perfettamente calato dentro. Per i valori che esprime, per la sua inclusività e valori.
Tra il 93 e il 94 a Pavia ho trovato una presenza di valore in particolare sul writing con ragazzi che si davano veramente tanto da fare.
Abbiamo fondato i DUE.LE.MENTI e formato un gruppo con questi ragazzi che tra il 94 e il 98 ha fatto tante cose importanti.
Il contesto però non era facile. La scena pavese era rappresentata fondamentalmente da questo gruppo. Suonare dal vivo era difficile sebbene ci siamo riusciti tante volte ma fondamentalmente con gruppi di generi totalmente diversi.
Anche costruire eventi era altrettanto complicato data la conoscenza pari a zero della cultura HH tra le persone, i proprietari dei locali di musica live, le istituzioni.
A Pavia in quei tempi erano attivi tantissimi gruppi musicali rock, hard rock, metal ecc. e per noi trovare supporto da tecnici del suono che potessero aiutarci a costruire i nostri suoni era pressoché impossibile.
Praticamente siamo stati soli per diversi anni e ci siamo dovuti arrangiare con quel che avevamo a disposizione.
So che la tua ispirazione principale sono stati i Public Enemy, come hai scoperto la loro musica e perché te ne sei innamorato così tanto?
I Public Enemy sono stati per me un’ispirazione assoluta. Li ho conosciuti dal loro secondo album che è ancora oggi une dei prodotti HH migliori mai realizzati. Avevo già ascoltato tanta roba ma quando ascoltai quel lavoro compresi al massimo livello la forza comunicativa dell’HH. Li ho visti dal vivo quattro volte.
Parlaci dei DUE.LE.MENTI, gruppo storico pavese che hai fondato insieme a J.Beam e quali sono state le motivazioni dello scioglimento con il conseguente inizio del tuo percorso solista.
I DUE.LE.MENTI sono stati un progetto su cui ho concentrato ogni tipo di risorse a mia
disposizione in quegli anni.
Ci ho creduto tantissimo e preferisco non entrare nel merito dello scioglimento del gruppo perché dovrei parlare di cose che riguardano anche altre persone e non lo trovo corretto.
Posso solo dire di essere stato io a fare la mossa definitiva.
Nel 94 persi mio padre e mi trovai ad essere l’uomo di casa. Tutta la mia energia la buttai su quello e sul rap con i DUE.LE.MENTI. Abbiamo fatto di tutto e di più negli anni in cui abbiamo suonato insieme e basta guardare la bio sul mio sito (www.fatherfabmc.net) per vederne una parte.
Poi nel 98 a fronte di una serie di valutazioni personali in corrispondenza anche della fine di una mia lunga storia sentimentale assunsi la decisione di andare da solo per la mia strada.
Colpa mia.
Io e te ci siamo conosciuti nel 2000 e mi ricordo che allora non avevi molta considerazione dei rapper italiani, tranne qualche dovuta eccezione… Parlaci delle motivazioni di questa tua avversione. Adesso la pensi come allora?
Per la verità io ho sempre ascoltato tutti e di tutto compreso, ovviamente, gli altri rapper italiani di allora e di oggi.
La mia casa e la mia cantina sono imballate di musicassette, cd e vinili di ogni genere dal punk alla classica, dal rock al pop alla disco e via dicendo.
Semplicemente in quegli anni avevo maturato la convinzione che sarebbe stata maggiormente opportuna una direzione fortemente più marcata dell’HH italiano sui temi sociali e sui messaggi civici invece di cantare solo di soldi, canne, macchine, pistole e puttane scimmiottando pari pari gli ultimi prodotti degli USA e non calandolo sul nostro vero contesto sociale e culturale.
Ricordo ancora i sorrisi di scherno di proprietari di locali coi quali mi relazionavo per costruire eventi o anche soltanto avere la possibilità di esibirmi.
Mi guardavano e mi cantavano ‘Maria Maria..’.
Continuo a pensare di aver avuto ragione visto il quadro che c’è in giro oggi, 25 anni dopo e ben oltre da quando ho iniziato ad interessarmi.
Non possiamo parlare di te senza fare menzione della tua attività di sindacalista, per molti anni ti sei autodefinito il “rapper militante“. In quale modo queste due attività sono legate? Hai portato qualcosa del tuo lavoro, nella tua musica?
Il mio ingresso nel Sindacato nel 1999 come attivista e non più come semplice iscritto è stato un passo praticamente automatico.
Dopo la chiusura della fase DUE.LE.MENTI ho iniziato un percorso solista e contemporaneamente uno lavorativo che sono perfettamente complementari.
Con il rap denuncio anche quel che vedo nel mondo del lavoro e che da diversi anni affronto anche come lavoro sebbene fare attività sindacale è ben oltre il concetto di semplice lavoro.
So che al momento sei legato alle nuove leve che stanno portando avanti molto bene il movimento a Pavia, ti senti un po’ di aver fatto da “ponte” per queste nuove generazioni? Come giudichi in generale la scena attuale nella tua zona?
Oggi che il rap lo senti arrivare dai muri delle case, dai telefonini, dalle auto che passano anche Pavia e la sua provincia hanno avuto la stessa ‘evoluzione’.
Non credo di essere stato un ponte tra generazioni anche perché il mio lavoro mi ha portato a non essere più presente in questa scena per almeno dieci anni.
Attivo musicalmente ma senza frequentare feste ed eventi.
Ho però per tanti anni diffuso gratuitamente i miei lavori in particolare come FATHERFAB MC dal 98 in avanti e i miei cd autoprodotti sono andati ovunque.
Ancora oggi quando vado a contest o jam mi capita di incontrare ragazzi che potrebbero essere miei figli che mi cantano a memoria pezzi miei o che vogliono venire a conoscermi, curiosi, avendo magari sentito parlare di me quando hanno fatto la fatidica domanda classica ‘Chi sono stati i primi a Pavia?’.
Sono in contatto con molti ragazzi di Pavia e provincia che fanno rap ed in particolare su Pavia città con il collettivo Pavia Male con il quale ho collaborato a realizzare molti eventi degli ultimi anni.
Ci sono alcuni esponenti molto in gamba che stanno facendo lavori di grande qualità e di cui sono fiero ed orgoglioso di avere la loro amicizia e il loro rispetto, ovviamente reciproco.
Parlaci dell’esperienza al festival di Castrocaro al quale hai partecipato nel 95 e nel 98… secondo te gli attuali talent show hanno preso un pò il posto di questa manifestazione?
Può essere certamente che gli attuali talent show abbiano preso il posto dei festival ‘tradizionali’ ma personalmente me ne curo praticamente zero.
La scelta di partecipare come DUE.LE.MENTI a Castrocaro volti e voci nuove nel 95 fu un’idea del nostro produttore di quegli anni.
Lui da musicista a sua volta lo vedeva come una possibilità da tentare. Noi dal canto nostro non ci siamo andati con un brano adatto. Il pezzo che abbiamo portato fino alle semifinali nel 95 era un brano contro il razzismo molto esplicito e interpretato con carica.
Cantare Fuggi alla mia vista davanti al maestro Pausini e poi trovarsi sul Resto del Carlino citati come i possibili vincitori dopo le prime esibizioni non ha prezzo.
Quell’anno vinse Silvia Salemi e noi ci piazzammo tra i primi 70 su una platea di partecipanti alle selezioni di, se non erro, oltre 5000.
Nel 98 decisi di ritentare ma sempre con un pezzo non da festival.
Un brano sul male intitolato E tu combattilo.
Rimasi a Castrocaro tre giorni di selezioni e alla sera dell’esibizione venne ad assistere mia sorella. Fui l’unico a ricevere dal pubblico la richiesta di bis.
Visto che tu sei molto legato alla cultura hip hop volevo sapere come vedi la situazione allo stato attuale (in generale, non solo nella tua zona) e quali sono secondo te i principali cambiamenti che hai notato nel corso degli anni.
La situazione attuale l’avevo già prevista da tantissimo tempo.
Il rap ha un pregio che è contemporaneamente il suo più grande difetto.
Con il rap può esprimersi in musica chiunque. Questo è il pregio. Contemporaneamente la deriva complessiva del livello culturale, civico, morale, umano e sentimentale in atto da almeno trent’anni lo trasforma nel suo più manifesto difetto.
Quasi che questo possa diventare per l’HH il principale nemico o possibile causa di degenerazione.
Da quando hai iniziato fino ad oggi non hai mai messo in vendita la tua musica, hai sempre ceduto i tuoi CD a titolo gratuito oppure mettendoli in freedownload sul tuo sito www.fatherfabmc.net. Spiegaci questa scelta…
In realtà quando producemmo il vinile del 94 fummo costretti a venderne una piccola quantità per far fronte ai costi sostenuti.
Successivamente personalmente non ho mai accettato compensi.
Ho fatto una scelta precisa preferendo far girare il mio materiale con libertà regalando copie a tutto spiano.
Non era facile come oggi farsi conoscere e quindi ho preferito investire quote del mio stipendio in cd regalati che passavano di mano in mano grazie anche al passaparola. Ancora oggi faccio lo stesso. Uso anche io i social e in rete si può trovare quasi tutto l’insieme delle mie opere. Ho un canale youtube e un sito dal quale si possono scaricare i miei lavori integrali con grafiche, testi ecc.
Oggi quando completo un lavoro in autonomia masterizzo mediamente intorno a 700 cd di cui due terzi poi recapito gratuitamente per posta ad amiche e amici in tutta Italia e qualcosa all’estero. Le altre le porto sempre con me a feste ed eventi e chi me le chiede le riceve allo stesso prezzo.
Avresti voluto avere vent’anni oggi invece che in un periodo buio per l’HH come quello che è stato quando hai iniziato?
Diverse volte mi hanno fatto questa domanda e ci ho riflettuto anche io per conto mio,
Indubbiamente mi piacerebbe avere ancora vent’anni non fosse altro per l’orizzonte temporale che si ha davanti oltre che l’energia fisica propria di quel periodo della vita.
La risposta vera però è negativa.
Io ho fatto la mia parte in quel periodo, successivamente e sto continuando esattamente come allora. Ho realizzato cose che soltanto le attuali generazioni di Pavia con alcuni propri esponenti stanno superando in quantità e qualità.
Alcune cose non le ha mai fatte nessuno a Pavia e resteranno proprie mie.
Io sono il risultato di quegli anni e non mi vedo poi così riuscito male sapendo che non è ancora concluso il mio percorso.
Io sono sempre qui.