Sarò sincero: prima che comparisse in ben 6 tracce dell’ultimo disco di Dr.Dre “Compton: A Soundtrack”, non avevo idea di chi fosse Anderson .Paak, ma dato il talento del ragazzo di Los Angeles, ho deciso di approfondirne la conoscenza partendo dal disco pubblicato nel 2012 sotto lo pseudonimo di Breezy Lovejoy dal titolo “O.B.E. Vol.1″, passando per “Venice”, del 2014 fino ad arrivare a “Malibu” appena uscito per Steel Wool/OBE.
Il disco – composto da 16 tracce – è un mix di Hip-Hop, Soul, R’nB, Funk ed altre mille sonorità che fanno si che sia una ventata di aria fresca nel panorama rap/soul d’oltreoceano. I nomi che fanno parte del disco sono importanti, soprattutto dal punto di vista delle produzioni: troviamo – tra gli altri – Hi-Tek, Madlib, 9th Wonder, Dj Kahlil, Kaytranada e lo stesso .Paak, mentre al microfono si alternano The Game, Rapsody, Talib Kweli, BJ The Chicago Kid, Schoolboy Q.
Anche l’apporto di musicisti si sente: proprio nel pezzo “The Waters” troviamo Chris Dave alle batterie, Pino Palladino al basso and Robert Glasper alle tastiere ed Isaiah Sharkey (membro dei Vanguard di D’Angelo) alla chitarra.
Come già accennato, i pezzi spaziano per sonorità: partiamo da “Without You”, con il featuring della emcee Rapsody; il beat ha chiare sonorità anni’90, un po’ ispirate a J Dilla, dove .Paak si dimostra anche un discreto rapper fino ad arrivare a “Am I Wrong”, dove le sonorità funk alla prince, diventano prepotenti.
Le influenze soul che possono arrivare da D’Angelo sono presenti in molti pezzi R’nB-oriented a partire dalla traccia che apre il disco “The Bird” ed a “Silicon Valley”, dove il cantato (secondo me la vera essenza di Anderson .Paak) la fa da padrone.
Un altro pezzo che secondo me va ascoltato più volte è “Room In Here”, prodotto da Like con il featuring di The Game e Sonyae Elise, dove le sonorità puramente soul-strumentali alla The Roots vengono spezzate quando Game entra sulla traccia con le sue barre.
Un’altra traccia del disco “The Prime” sembra arrivare direttamente dal disco di Kendrick Lamar “To Pimp A Butterfly”, per sonorità e flow.
Le sonorità si avvicinano molto ai tipici suoni West Coast, cavalcando l’onda dei nuovi suoni che vanno per la maggiore oltre oceano.
In conclusione, questo disco merita di essere ascoltato più e più volte. Non annoia, è vario e dimostra come .Paak abbia saputo fare quel salto di qualità che – rispetto al precedente Venice – gli ha poi consentito di essere presente sui dischi di Dre e The Game.
Forse al primo ascolto, a qualcuno potrebbe sembrare che il cantante di Oxnard pecchi di hipsterismo, ma non è così: il ragazzo è completo, sa cantare, sa rappare e sa anche suonare. E i credits che sta raccogliendo con questo album lo dimostrano. Buon ascolto!