MagazineCulturaQuando cadono i giganti. Goodbye Louis C.K.

Quando cadono i giganti. Goodbye Louis C.K.

Travolto dallo scandalo sessuale il brillante comico americano chiese scusa e si ritira a vita privata a data da definirsi.

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Se c’è una cosa che mi ha sempre entusiasmato sin da quando ero piccino, è la capacità di pensare e sviluppare concetti in grado di suscitare reazioni forti, senza mezze misure. Ho consacrato la mia vita all’inseguimento dei due estremi del mappamondo: Amore e Odio. Tutto quello che si trova a metà strada non mi ha mai particolarmente sedotto o attratto, mea culpa. Ogni volta che la quotidianità mi offre uno spunto di riflessione cerco sempre di trovare una prospettiva, il più delle volte sgradita, sfuggevole ai più. Questa cosa me la porto dentro da sempre e mi ha fatto stare sul cazzo a moltissimi ma, fino a non molto tempo fa, pensavo di essere uno dei pochi mentecatti a coltivare questa perverso modo di pensare.

Una volta però è successo il miracolo. Credo si parli di almeno 4-5 anni fa e, come di consueto, stavo vagando su Facebook alla ricerca di candidate in grado di sollazzare le mie quotidiane attività di masturbazione. (Che schifo? Vedi sopra. E’ la verità e mi dispiace dirtelo: lo facciamo tutti. Si anche lui. Si, Se non è gay lo fa anche lui). All’improvviso un mio amico, al quale non ho mai avuto l’occasione di dire grazie, condivide un video su questo simpatico soggetto: calvo, rossiccio, decisamente fuori forma e vestito come un appassionato di modellismo che, per chi se lo chiedesse, non è un complimento.

Non ricordo come mai schiacciassi play, forse questo mio amico scrisse qualcosa di particolarmente accattivante riguardo al filmato in grado di suscitarmi un briciolo di curiosità. Poco importa. Non era neppure un pezzo estratto da uno dei suoi show che in seguito ho imparato ad amare. Era una semplice intervista col famoso anchorman americano “Conan” in cui Luis demoliva senza mezzi termini la società “smartphone” con una lucidità di pensiero che non credo di aver mai visto in nessun altro essere umano.

L’esilarante e spietata crudezza con cui descrive l’istinto compulsisvo che spinge a scrivere alla prima stronza in rubrica solo per non restare neppure un secondo con la nostra solitudine, è un qualcosa che non dimenticherò mai. Ho visto questo video più volte e rimango ogni volta sbalordito da come il pubblico bue americano rida a crepapelle non rendendosi conto che il suo è un discorso serio, seppur racconto in modo grottesco.

Schiacciare play su quel video mi ha aperto un mondo di risate e di spunti che non pensavo potesse chiudersi così all’improvviso. Accusato da 5 collaboratrici di essere state obbligate ad osservarlo durante la masturbazione, il comico americano ha recitato mea culpa ammettendo una colpevolezza che, molto probabilmente, scrive la parola fine sulla sua brillante carriera. Ovviamente sono stati immediatamente interrotti tutti gli show e programmi televisivi in corso d’opera. Una carriera finita per colpa delle seghe. Sembra grottesco, ma è tristemente vero.

Fa strano che uno dei comici più esilaranti e una delle menti più brillanti partorite nel ventesimo secolo se ne debba andare in un modo tanto patetico e avvilente. Una cosa che ti potresti aspettare dal protagonista di un film dei Vanzina, di certo non da lui.

Continuerò a guardare i suoi video con la consapevole tristezza di chi probabilmente non ne vedrà di nuovi e tentando di resistere all’infantile tentazione di giudicarlo moralmente. Parafrasando un altro dei suoi famosi sketch, nella nostra mente esistono due pensieri antitetici che spesso e volentieri fanno a cazzotti tra di loro. Quello che siamo realmente è spesso e volentieri il risultato di questa scazzottata. Of Course (certamente)/ but maybe (ma forse). Applicato alla sua vicenda, noi, popolino bue sempre alla ricerca di un peccato e di un giudizio morale, dovremmo avere questi due pensieri nella nostra mente.

Of course approfittarsi della propria posizione lavorativa per costringere donne di bell’aspetto a fare cose che molto probabilmente non desiderano fare è una cosa disgustosa riprovevole di cui dovremmo vergognarci anche solo al pensiero, of course!

But maybe…

Diego Carluccio
Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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