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Disagio Clothing presenta “Atomic”: fate la pizza, non fate la guerra.

Sarà la pizza a ristabilire gli equilibri in politica estera?

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L’ ombra di un conflitto nucleare incombe ormai inesorabilmente e ognuno, nel suo piccolo, fa del suo meglio per scongiurare la guerra dei mondi. Potrebbe essere “Game Over” per il pianeta terra in una frazione di secondo se uno tra Donald aka Diplomazia Trump e Kim “Scodellino” Jong-Un, scambiasse il pulsate delle testate nucleari per quello del bollitore.

Il mondo si interroga su come scongiurare uno scenario tanto catastrofico. Diplomazia? Impeachment? Parrucchieri? Difficile a dirsi. Come sempre però, noi italiani, dotati di una creatività e di un “problem solving” decisamente superiore alla media, abbiamo sfornato la soluzione definitiva: la pizza.

L’idea è, manco a dirlo, di Paolo Pol Palmeri, la mente e gli occhiali dietro Disagio Clothing. Il brand che noi di Hano abbiamo accompagnato nel corso dell’ ultimo anno e mezzo. Lo stesso brand che molti di voi, che nel cervello avete i fusilli, avete commentato con “sì ma copia Supreme” dimostrando che forse un conflitto nucleare ce lo meritiamo sul serio.

Non appena ho visto le T-Shirt raffiguranti i due leader con la scritta “Pizza is the only Atomic” non ho potuto fare a meno di telefonare al mio amico Pol per saperne di più.

“Diciamo che era la voglia di esorcizzare sto fatto che non si riesce ad accendere la televisione senza vedere uno dei due, o sentir parlare di possibile morte e distruzione. Secondo me con la pizza mettiamo d’accordo tutti”

Elemento vincente poi, è il packaging del “pizza pack”. La t-shirt, accompagnata da una coppia di super calze spugnose e sticker, vi arriverà recapitata in un cartone della pizza stilosissimo che riaccende ricordi di pizza e Tartarughe Ninja che a stento trattengo le lacrime.

Offensiva? Non direi, e lo stesso Paolo, trovandosi a New York per la presentazione della nuova collezione di Supreme, ha avuto modo di testare personalmente la reazione del popolo americano nei confronti della provocazione: “Ho avuto reazioni super positive. La maglietta è stata fortunatamente presa per quello che è: una simpatico modo per esorcizzare questi tempi cupi”.

Disagio Clothing. In pizza we Trust.

Diego Carluccio
Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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