Gue Pek Trump VS Hillary Ebbasta

Vi racconto quella sera in cui Donald Trump ha vinto il Tecniche Perfette.

Gue Pek Trump VS Hillary Ebbasta

2 giorni fa è andato in onda qualcosa di unico e irripetibile. Per molti “una delle peggiori pagine politiche che si ricordi” (citando quella rockstar in incognito di Kikko Mentana), per altri, e con “altri” intendo IO (fregiandomi di un meritatissimo pluralis maiestatis), una delle più grandi rap battle della storia. Una roba che a confronto Eminem vs Papa Doc era un “Milan – Juve” di Agosto al Trofeo Tim con i rigori in movimento.

So che sono già stati caricati i video dell’intero dibattito su Youtube. So che, guardando questi video non troverete molte delle cose che vi sto raccontando. E so benissimo che i Club Dogo non sono più quelli di Mi Fist ma vi prego, Fidatevi.

Se non troverete nulla di quello che vi sto raccontando è solo colpa dell’ennesimo complotto perpetrato dai soliti noti: quelli delle scie chimiche, quelli dell 11 settembre e quelli dell’ananas sulla pizza.

DOVE?

Si parte. Innanzitutto vi diranno che il “dibattito” si è svolto alla Washington University: Falso. Era il Barrio’s. Ne è prova inconfutabile il fatto che al minuto 33 si intraveda chiaramente sullo sfondo Abdul, storico spaccino della piazza Milanese.

Non è bastato il vano tentativo di camuffarlo con la classica giacca e cravatta perchè, come tutti noi sappiamo, puoi togliere un ragazzo dal Barrio’s ma non puoi togliere il Barrio’s dal ragazzo.

OUTFIT

Arrivano i contendenti al trono di “peggior presidente della storia” dell’ umanità e subito si alza il livello di fotta. Gue Pek Donald sceglie per l’occasione un outfit che farebbe impallidire anche Barack Obama: Pelliccia di tigre bianca, babbucce di velluto viola e occhiali da sole senza lenti comprate dal cinese all’angolo.

Diverso il discorso per Hillary Ebbasta. So per certo, da fonti che hanno deciso di rimanere anonime, che sia stato proprio il rapper del momento nostrano “Sfera” a fornire gli indumenti per la gran serata alla candidata democratica. Si è vestita da uomo? No, si è vestita da donna.

1 MINUTO A TESTA

Parte il cronometro. Parte Hillary. Con quel sorrisetto un pò bestia di satana e un pò pedofilo alla recita delle medie, l’MC democratico rappa con la consapevolezza di essere la “donna” da battere. Perchè? Perchè giusto un paio di giorni fa il suo avversario ha deciso di rilasciare a sorpresa il suo ultimo singolo “Grab them from the pussy”.

Nonostante i milioni di visualizzazioni la risposta dell’opinione pubblica non è stata delle migliori specie tra le esponenti del gentil sesso le quali, peccando di una scarsa immaginazione, non hanno saputo cogliere la profondità del testo.

Risponde Donald. Scorre il sangue. Sono barre infuocate che mettono a nudo l’ipocrisia dell’accusa di sessismo da parte della donna primatista mondiale di corna sopportate a bocca e occhi chiusi.

Una che l’ultima volta che ha fatto le pulizie di primavera, sotto la scrivania del marito, ha trovato: Le spice girls, le letterine di passaparola e tutte le attrici della categoria “segretarie” di Youporn.

L’MC repubblicano non si ferma alle parole però, si porta addirittura in platea due delle vittime di Bill Maialone Clinton per provare come Hillary Ebbasta che fa la morale sul maschilismo sia come Jovanotti che da lezioni di dizione. E’ divertente ma poco credibile. Io lo Fo che non Fono Folo.

La situazione rischia di degenerare e il buon vecchio Masta5 è costretto a suonare il “gong” in anticipo.

ARGOMENTO DAL PUBBLICO

Una ragazza islamica si alza e propone, con grande originalità, l’argomento “Islam”. Terrore sul volto di Trump che per la prima volta si trova innanzi a una musulmana che non lavori dal kebabbaro all’uscita del Papete. Suda Freddo.

E’ percepibile lo sforzo che ogni centimetro del suo corpo compie nel tentativo di non lasciarsi andare all’automatica frase :“Completo ma con poco piccante”. Sarebbe troppo persino per lui. Ne esce una sorta di “Non sono razzista ma…” e si poteva fare di meglio.

Più incisive le barre di MC Clinton la quale, rispolverando un “volemose bene” di Boldriniana memoria, si porta a casa il round.

4 QUARTI A TESTA

Due gli argomenti principali ad emergere. Da un lato è Clinton Ebbasta a puntare forte sull’argomento Tasse e su una dichiarazione dei redditi dell’avversario più sfuggente e introvabile della tua fidanzata ad Ibiza.

La Bionda Trump non si scompone però e, rispolverando un Berlusconi stagione 2002-2003, se ne esce con un “certo che se posso non pago le tasse. Lo fanno tutti”. Chapeau.

Dall’altra Mc Donald si scaglia contro quelle 33mila email sparite dal computer della Clinton. Un momento quasi romantico. Un pò come un marito che scopre la chat di gruppo della moglie con le amiche poco prima che questa venga “casualmente” cancellata. Non hai le prove del misfatto ma il fatto che la chat si chiamasse “Serata Erasmus Nigeria” non ti fa pensare a nulla di buono.

VINCITORE?

Mettiamola così. Non so se avrei il pelo di votare la bella bionda (Trump) presidente ma se fosse stato il Tecniche Perfette… Gue Pe Trump in scioltezza.

#DC

Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito