Il rap in TRAPpola.
[quote_box_center]“Due rette si dicono parallele quando stanno in uno stesso piano e non s’incontrano.”[/quote_box_center]
Immaginiamo la musica come una di quelle due linee. Adesso, disegnamo una seconda linea affianco alla prima, che ne segua perfettamente l’andatura. Ecco, quella è la musica trap. Un genere dai contorni non definiti e in continua ed esponenziale evoluzione ma sempre presente e al passo con la musica stessa. È complesso spiegare a parole tutto quello che si cela dietro la parola ‘TRAP’. È difficile da definire ed è difficile ancor di più fissarne i concetti perché probabilmente questo genere è ancora alla ricerca di sé stesso. Proprio per questo abbiamo usato il ‘parallelismo’ iniziale, per rendere al meglio l’idea di ciò che abbiamo in testa.
La trap, ad oggi, è caratterizzata da un cantato che attinge dalla cultura hip hop, mixato poi su basi talvolta dal suono rude, talvolta dal suono minimale, talvolta dal suono sincopato, cariche di effetti da cui, molto spesso, non sfugge nemmeno il mix vocale.
La cultura della trap nasce negli USA circa vent’anni fa. Fra gli artisti praticanti musica trap, possiamo citare il famosissimo Waka Flocka, Young Jeezy, Gucci Mane e T.I. (quest’ultimo ha anche fatto un album chiamato ‘Trap Muzik‘) che possiamo definire gli ‘starter‘, i cantanti che hanno dato il via ad un nuovo movimento. La trap è passata poi attraverso vari periodi di esperimenti e cambiamenti (possiamo citare Rick Ross, French Montana…) divenendo sempre più un genere interessante ogni volta che un artista cercava di reinventarne il significato. Tramite questo percorso, la trap è poi finita in Italia supportata da Digi G’Alessio, Planet Soap e il già sentito Aquadrop. Perché già sentito? Mad Decent vi dice nulla? Big Fish? Madman? Haterproof? Vi basta una piccola ricerca su Google per capire di chi sto parlando.

Ed è proprio qui che volevamo arrivare. Aquadrop è il primo indizio che vi mettiamo all’interno di questo articolo per riuscire ad accomunare la trap al rap italiano. Mettiamo poi Maruego, Charlie Charles, Ghali (ex Fobia), Sfera Ebbasta. Direi che ci siamo. Dal rap italiano, siamo passati alla trap italiana. E dire che questo genere in Italia non sia in ascesa è una stupidaggine. Anche qui la trap si differenzia alla grande dalla trap d’oltreoceano, attingendo anch’essa dall’idea madre, passando poi per dei contorni, per ora, puramente rap pur riuscendo a non essere rap. I temi che vengono affrontati sono molto ‘real’, situazioni vissute nei quartieri, realtà di strada sbattute in faccia accompagnate da sonorità ben poco potabili ma comunque fresh. La trap ha questo di bello : che profuma di nuovo ogni volta che viene fatta. E come tutte le cose nuove, inizialmente c’è sempre tanta diffidenza sopratutto verso un genere che sicuramente non predilige l’ascolto spensierato e tranquillo ma quello più impegnato e pesante. Ma l’ingresso di Sfera Ebbasta e il producer Charlie Charles sotto la Roccia Music, etichetta di Marracash, ha scatenato un’onda d’urto enorme (come quella di Maruego sotto la Carosello Records) per i sostenitori e non della trap music. Questo perché i sostenitori della trap hanno cominciato a respirare un po’ di vero ossigeno mentre i non sostenitori della trap, o meglio i non conoscitori, hanno avuto modo di scoprire un mondo enorme che prima non era mai stato messo in risalto. La trap non nasce a metà giugno con la firma del contratto di Sfera Ebbasta o quello di Maruego ma la trap di cui possiamo parlare ora nasce da esperimenti, da tentativi e anche da parecchi sbattimenti e rifiuti. E ora che questo genere è riuscito ad uscire, non si capisce come fermarlo. Perché la trap non piacerà a tutti ma è proprio per le sue caratteristiche innovative, non classificabili e non identificabili che è difficile capire dove colpire.
Il grande è fatto. Questo genere è ancora molto acerbo ma ora e più che mai il suo destino è in mano agli artisti che vogliono farne un portento, uno stile di vita e farlo diventare realtà partendo da un concetto. Un concetto che come abbiamo spiegato non è per tutti uguale ma che esiste e li accomuna. E la gente ci crede. L’ultimo singolo di Sfera Ebbasta e Charlie ‘Ciny‘ ha raggiunto le 160k views in una settimana mentre ‘Brutti sogni’ ne ha ottenute più del doppio ma in 4 mesi; Maruego con ‘Sulla stessa barca‘ ha portato a casa circa 800.000 visite. Dati che fanno capire che la gente risponde e che anni fa questo genere non avrebbe mai raggiunto. Ma la missione che hanno questi artisti non è semplice, ed è quella di rendere le persone pronte ad ogni pezzo trap, ad ogni eventuale cambiamento all’interno di un nuovo pezzo trap. E forse, fra tutte le difficoltà, questa è la più grande : riuscire a far entrare l’ascoltatore nel mood giusto. Sembra assurdo ma non è difficile emergere, non è difficile fare un pezzo, non è difficile creare, registrare e mixare il tutto tanto quanto possa essere difficile arrivare nella maniera corretta a chi si affaccia alla trap. È lo sforzo più grande.
Ce la faranno gli artisti trap a far diventare il loro genere un’abitudine e non una cosa di nicchia? E, se un giorno dovessero farcela, ce la faranno a rimanere nonostante le loro mille sfaccettature e i loro cambiamenti? Il tempo ce lo dirà. Per ora, attendiamo e ascoltiamo.