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Intervista a Il Pagante. Quella volta che il Senatore Razzi mi salvò le vacanze

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Una decina di giorni fa ho deciso di scappare dall’afa londinese (16 gradi, maglioncino e k-way) direzione cinque terre. Ho notato che uno dei molteplici elementi che contraddistingue il mio indiscutibile ritardo mentale, è la necessità di trovare una canzone che incarni il mood con cui mi approccio ad una vacanza o ad un viaggio. Mi ricordo che quando sono salito in aereo ero perplesso che non fossi riuscito a trovare una canzone che riuscisse ad esprimere le mie sensazioni per l’imminente vacanza.

Poi succede che a bordo dell’aereo, rifiutandomi come al solito di spegnere l’internet e fingendo un ictus al passaggio di ogni hostess, scopro che un mio caro amico ha appena postato l’ultimo singolo de Il Pagante dal titolo “Too much”.

Ho schiacciato play e da quel momento non sono stato più lo stesso. Sarà il ritornello accattivante, sarà Antonio Razzi, sarà che il pezzo stigmatizza il ritardo mentale dei social meglio di tanti testi pseudo impegnati o, invece, sarà che a un certo punto si vede la Branchini che salta in reggiseno a rallentatore provocandomi quello che la scienza chiama “l’effetto Tiziano Ferro”(“Ah diventi gay?”, “No mi diventa di Ferro”). “Too much” è ufficialmente la colonna sonora della mia estate.

Sono diventato così fan che, dopo la mia prima giornata di meritato relax al mare, ho sentito il bisogno di mettermi in contatto con Eddy Virus.

Ciao Eddy, piacere di conoscerti. Partiamo subito dalle cose concettuali e dalla critica della ragion pura. Come cazzo hai fatto a convincere sua maestà il Senatore Razzi a partecipare al video? Hai raccolto tutte le sfere del drago? Ha interceduto Buddha? Il Dalai lama? Gerry Calà?

Guarda all’interno del nostro staff abbiamo una figura che da sempre si occupa di recuperare questi personaggioni. Non chiedermi come abbia fatto, ma visto il risultato finale esilarante direi che ne sia valsa la pena.

Immagino anche che vi abbia impressionato con le sue inespresse ma immense capacità recitative.

Guarda, io quella mattina quando hanno girato quella scena ero in palestra e non ho potuto vedere con i miei occhi quella che sicuramente, se messa a confronto, è stata un’interpretazione che avrebbe trasformato Al Pacino in un Gabriel Garko qualunque. Scherzi a parte pare che il senatore ci abbia messo un discreto numero di tentativi per memorizzare le “numerosissime” battute. Poco importa, sentirgli dire “quando parte Pettinero mi si alza la temperatura” è una cosa che non dimenticherò facilmente.

Questo è il primo singolo dopo il disco “Entro in pass” vero? E’ un brano che annuncia l’uscita di un nuovo disco? Come si colloca all’interno dei tuoi progetti per il futuro?

Posso dirti che stiamo decidendo in questi giorni sul da farsi e che, al momento, non sono in grado di dirti quali sono nel dettaglio i nostri progetti per il futuro. Ci sono alcune idee molto fighe e forse anche “Too much” rientrerà a farne parte in qualche modo, ma al momento non c’è nulla di definitivo. Prendilo come un singolo a sé stante, poi si vedrà.

Dai non ti vuoi sbilanciare. Senti prima che questa intervista vada definitivamente in vacca, ho una domanda pseudo seria da farti. Io il lato ironico della tua musica lo capisco ed è il motivo per cui sono fan. Trovo che il tuo modo di raccontare il ritardo mentale che popola la nostra società, dai social network ai locali, sia uno dei motivi per cui trovo il vostro prodotto brillante. Detto questo, credo che sia una grossa parte della vostra fan base che dei vostri hater, prenda tutto incredibilmente sul serio, il che mi sembra preoccupante. Te come te la vivi?

Eh lo capisci perchè sei intelligente. Ti assicuro però che una grossa fetta della gente che ci ascolta o che ci ferma alle serate questa cosa non ce l’ha molto chiara. Si aspettano che sia un reality e che la nostra vita è un infinito sboccio di “Dompero”. Devo ammettere che quando abbiamo iniziato era una cosa che mi faceva diventare matto e che facevo, nel limite delle mie possibilità, di tutto per far passare il lato ironico della cosa. Poi mi sono onestamente stufato e mi sono arreso al presupposto che la gente continuerà a capire quello che vuole capire, e che io ho poco potere a riguardo. Poco male. Bella per quelli come te che lo capiscono.

Bella per i ragazzi del Pagante e bella per “Too Much”. La redazione di Hano, nelle vesti del sottoscritto coglie anche l’occasione di augurare a Federica Napoli i migliori auguri per il suo fresco compleanno. Cara Federica sappi che sogno di incontrare una ragazza che abbia la tua voce con l’autotune. Non credo sia possibile, quindi ho già insegnato alla mia ragazza come muovere le labbra in perfetto sincrono con le tue parti di cantato.

Si, non fa ridere. Forse era un pò “Too Much”.

Diego Carluccio
Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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