E’ stata annunciata per il 7 ottobre l’uscita del nuovo album di Mondo Marcio, che pochi giorni fa ci ha anche “regalato” il pezzo “Warm up” (che non è contenuto nell’album).
L’album si chiamerà “Magico” e in questa intervista Marcio ci parla in anteprima di quello che conterrà, dandoci un idea di quello che ci dobbiamo aspettare dalla sua nuova fatica discografica.
Inoltre sono state comunicate da pochissimo le prime date del tour del 2023 che vi diamo in anteprima: 1 febbraio a Roma, 2 febbraio a Milano e 3 febbraio a Torino (i biglietti saranno in vendita dal 10 ottobre, pochi giorni dopo l’usicta dell’album).
Inutile dire che attorno a questo lavoro si sta creando tanto hype e tanta curiosità, Mondo Marcio infatti durante la sua carriera ha saputo costruirsi una solida fanbase che lo apprezza fin dai suoi esordi, oltre ovviamente a raggiungere il grande pubblico con “Solo un uomo” e per essere stato l’unico rapper a collaborare con la mitica Mina.
Come riesce un rapper sulla scena da tanti anni come te a trovare nuovi stimoli? Qualè l’ingrediente “Magico” del tuo nuovo album?
Per me è l’amore per il mio lavoro, la musica è bisogno per me, è terapia.
Uno dei pezzi di “Magico” si intitola “Show off”, e il ricordo non può non andare a quelle serate in cui hai mosso i primi passi col freestyle… Cosa hai provato in quel periodo, quando ancora non sapevi dove ti avrebbe portato la tua voglia di spaccare?
Sì, il pezzo è vagamente ispirato a quel tipo di serate, provavo tanta voglia di emergere, nulla era garantito, non c’era mercato, volevo trovare la mia identità come artista e persona, il mio posto nel mondo. L’ho trovato con la musica e con l’arte, mia “magia“.
Perché hai scelto il pezzo con Arisa come anticipazione dell’album? Come è stato lavorare con lei?
Perché per me era il pezzo giusto in quel momento. Lavorare con Arisa è stato bello perché si è creata un’intesa immediata.
Nel 2021 hai pubblicato “My Beautiful Bloody Break Up” un lavoro del tutto particolare che mi ha colpito molto perché ha trasmesso in modo efficace le tue sensazioni in seguito ad una storia d’amore finita. Realizzare questo ep ti ha aiutato in qualche modo a “metabolizzare” quel particolare momento?
Mi ha proprio permesso di sopravvivere a quel periodo difficile che è iniziato con il lockdown, ho iniziato a prendere farmaci, a entrare in depressione… fare musica è stato terapeutico. Tra l’altro, non doveva essere pubblicato, nasce come “diario di bordo” per me stesso, solo successivamente ho pensato di renderlo commerciale per aiutare chi si era sentito come me.
Una cosa che ti sta a cuore da sempre è quella di rivendicare il fatto di essere stato il primo a “sfondare” nel mainstream con il rap, pensi che questa cosa ti venga poco riconosciuta? E se sì, perché?
Purtroppo,di solito non ti viene riconosciuto ciò che ti spetta, lo dico io perché è giusto e perché altrimenti non lo farebbe nessuno.
Ho scritto su Hano qualche tempo fa un articolo dove parlo di “mobbing” nei tuoi confronti dopo il tuo enorme successo del 2006. Pensi sia una definizione adatta a quello che è successo?
Di base sono stato un apripista per molti (se non tutti), capita spesso che il primo ad uscire dalla porta si becchi le mazzate, ma ho spalle larghe per sopportare, anzi, tutto mi ha reso più forte.
Pochi giorni fa hai pubblicato il pezzo “Warm up” che è una vera e propria dichiarazione d’intenti, come l’hai definito tu stesso: “un po’ di barre come si deve su un beat che pesta”. Pensi che rispetto al passato ci siano meno rapper che sanno fare “il rap come si deve”? Cosa pensi che serva alla scena attuale per “risanare” la situazione?
“Warm up” in realtà non è provocazione. Il fatto è che ora sono tutti bravi a dire di essere rapper ma pochi lo sanno fare. Oltre a dire di fare rap devi anche farlo e ho voluto dimostrarlo, poi starà al pubblico giudicare chi è il più forte.
Gran parte dei tuoi dischi sono stati prodotti interamente da te, è stato così anche per “Magico”?
Sì, per me testi e produzione vanno di pari passo, sono importanti in egual modo.
Tu sei stato un “enfant prodige” visto il successo travolgente che hai avuto da giovanissimo, ora dopo quasi vent’anni di carriera sei arrivato ad una maturazione che si riflette anche nei tuoi testi e nei tuoi album Come è cambiato in questi anni il tuo modo di scrivere, il tuo approcio alla musica e più in generale la tua visione del mondo che ti circonda?
In realtà i temi rimangono gli stessi, li affronto solo in maniera più matura e consapevole, ma sono quelli che hanno sempre rispecchiato la mia musica.
Chi ti segue da sempre è legato a te anche per la condizione familiare di cui hai parlato tantissimo nelle tue canzoni, lo farai anche in “Magico”? Quanto è stato importante per te esternare attraverso i tuoi testi i sentimenti che hai provato per la mancanza della figura del padre?
Beh, per me la musica è servita anche per metabolizzare questa mancanza. In “Magico” ne parlo ma è interessante notare come lo faccio, in maniera più matura e consapevole rispetto al passato. A 16 anni c’era più rabbia e frustrazione, ora vedo questa mancanza come parte della vita e del passato.
Inutile nascondere che il dissing è stata una parte importante (e anche divertente credo) della tua carriera… Com’è adesso la situazione con i tuoi colleghi? Hai ancora sassolini nella scarpa che ti vorresti togliere?
No, non ne ho nessuno, quelli che avevo me li sono tolti. Poi secondo me il dissing se è fatto bene è divertente e può creare una competizione sana.
Ultima domanda di attualità… Cosa pensi dell’esito delle elezioni? Cosa accadrà adesso secondo te?
Penso che i risultati rispecchino il clima di confusione e paura che c’è in Italia e nel mondo al momento. Sono tempi bui e occorre stringere i denti, stare uniti e tenersi stretti la propria “magia” personale.