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Intervista ad Ape: “In questo album ho tirato fuori tutto quello che avevo dentro da anni”

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A più di due mesi di distanza dall’uscita del suo ultimo album “Lettere mai scritte“, realizzato in coppia con il fidato producer Ill Papi, abbiamo fatto due chiacchiere con Ape che continua ad essere produttivo proponendo sempre nuova musica.

Ciao Ape, il vostro album si chiama “Lettere mai scritte”, puoi spiegarci il titolo? Cosa ancora non è stato scritto dopo tutti questi anni di carriera?

In effetti tra uscite mie e collaborazioni di cose ne ho scritte parecchie in questi anni! Però in questo disco sono riuscito ad andare maggiormente in profondità, a scavare il più in fondo possibile per affrontare in modo diretto paura, rabbia, ansia, frustrazione e voglia di evadere . Tutte cose che ho accumulato negli ultimi anni ed avevo dentro. Diciamo che era arrivato il momento di tirarle fuori senza troppi filtri e limitazioni. Nei dischi precedenti mi sono sempre concentrato sul raccontare vestendo quasi sempre i panni dell’osservatore quindi in questo senso sono “Lettere mai scritte”.

Hai detto che è stato bello tornare a fare un album “completo”, qual’è la differenza di approcio rispetto ad un ep con pochi pezzi?

La differenza principale sta nei tempi di realizzazione e nella durata del progetto. L’EP ti garantisce maggiore rapidità di realizzazione ed il vantaggio di poterti esprimere su terreni e suoni diversi con maggiore frequenza gestendo anche con più facilità eventuali collaborazioni. Un album è un viaggio in tutto è per tutto, sia per quanto dura la realizzazione sia per come si sviluppa il processo di creazione dei pezzi. Per me fare un album significa incastrare ogni traccia come la singola tessera di un mosaico che deve restituire un unica immagine con diverse sfumature. Questo ti permette di raccontare molto di più e di esplorare più nel dettaglio stati d’animo e contenuti. Per certi versi la differenza tra un EP ed un LP è la stessa che c’è tra un film ed una serie!

I feat di “Lettere mai scritte” sono artisti abbastanza (passami il termine) di “nicchia”. Raccontaci queste scelte…

Nel progetto sono coinvolte persone che fanno da tempo parte del mio team “allargato” come ad esempio Ill Side aka Robby Budget, oppure Deva, ai quali si è aggiunto Catta che è un emergente fortissimo delle mie parti che era giusto coinvolgere per aiutarlo ad avere ulteriore visibilità oltre che un occasione di confronto con un contesto diverso dal solito.
Non ti nascondo che ho provato ad imbastire una collaborazione con due artisti che reputo molto forti e, anche se diversi da me in quello che fanno, che ritengo abbiano la mia stessa visione del Rap. Purtroppo non è andata a buon fine in entrambi i casi e penso che abbia inciso non tanto la differenza di circuito (undergorund e mainstream) ma anche il fatto che volente o nolente è molto difficile fare collaborazioni solo sulla base della stima, occorre frequentarsi e respirare la stessa aria per lavorare insieme!

Hai partecipato con Zampa al live di Mondo Marcio nel quale ha celebrato il suo primo album. Parlaci di questa esperienza e facci fare un tuffo nel passato.. come sono stati gli anni in cui uscì quell’album?

É stata una bellissima esperienza, entrambe le serate sold out con la gente gasatissima per Marcio e per la celebrazione di un album che ha lasciato un segno indelebile. Di quel periodo mi ricordo lo Show Off che è stata in assoluto la migliore serata dedicata al Rap che Milano abbia mai avuto. Tutti i Rapper de quella generazione sono passati da li, chi era alle prime armi e chi , come me aveva già pubblicato qualcosa, mi ricordo le serate in cui ho presentato Venticinque e Generazione di sconvolti così come quelle in cui ho semplicemente partecipato per passare del tempo insieme ad altri che come me condividevano un idea, un sogno o una speranza. Alcuni di questi li vedo ancora, altri li ho persi di vista, altri sono primi in classifica!

Chi ti piace della nuova scena? Chi pensi possa essere più vicino come tipo di scrittura a voi rapper dei ’90?

Penso che sia molto difficile fare paragoni, perché sono diversi i presupposti di partenza. Negli anni 90 si faceva per essere diversi, distinguersi esprimendo le proprie idee con il proprio stile, era una forma di espressione nuova ed insolita per l’Italia, ed essendo alle origini dava la possibilità di cercare il proprio percorso la propria visione, il proprio immaginario senza filtri e senza condizionamenti. Adesso fare Rap va di moda quindi chiunque cominci ha già ben in mente quale è il modello da seguire e quindi tendono tutti ad omologarsi e quindi alla lunga sono molto pochi quelli che si distinguono e spiccano rispetto agli altri, Ti cito due nomi ma non perché si avvicinano ai rapper anni 90, li cito perché rispetto a tutti riescono ad essere autentici: Kid Yugi e Artie 5, due stili diversi, due personalità diverse ma molto
promettenti entrambi.

Credo che questo album rispecchi molto il tuo vissuto quotidiano,com’è la tua vita aldilà del rap? Come riesci a a raccontarla nelle tue canzoni?

La mia vita aldilà del Rap è concretezza allo stato puro ed il Rap è una forma di evasione che mi tiene lucido da più di 20 anni. Mi riesce a dare equilibrio tra impegni, responsabilità, ansia e stress, lo racconto, anche se in maniera ironica, nel pezzo S.S.N.F. che è il pezzo più free del disco ma si porta dietro anche lui tanto della mia vita, in questo caso quella quotidiana.
Dimenticavo… poi c’è la Palestra che insieme al Rap va avanti anche lei da 20 anni, ne parlo nel pezzo “Pesi Leggeri” un pezzo che riprende una leggendaria performance di Ronnie Coleman, un icona del body buiding anni 90 e 2000 che è diventato una leggenda nel settore, 800 pound sono esattamente i 362 kg che Coleman fece di Squat in un leggendario video. Sono molto soddisfatto del pezzo (prodotto da Robby Budget), speravo girasse molto di più nell’ambiente dei “palestrati” ma ho scoperto che è molto più snob di certi canali del Rap underground! Alla fine il mondo è proprio piccolo piccolo!

Da qualche anno ti stai muovendo con un team di professionisti che ti aiuta nella realizzazione dei tuoi progetti, parlaci di questa “crew” e del vostro operato insieme…

Ad unirci è la visione comune che abbiamo del Rap, adrenalina, energia e divertimento. Senza pensare a chi potremmo diventare nè a quanto potremmo guadagnare. Per noi il treno è passato da un pezzo ma la qualità è rimasta intatta quindi continuiamo a produrre e a restare uniti anche se le occasioni per beccarci sono molto meno di quelle che si possa pensare, per l’esattezza ci chiamiamo Gruppo Vacanze Morgante.

Come vedi il movimento del rap underground in Italia? Credo che il successo dell’album di Jack The Smoker l’anno scorso sia sintomo di un buono stato di salute, sei d’accordo?

Non vedo un movimento, vedo microcosmi che si creano e si muovono in autonomia, che non pensano a tirare su un movimento ma a far funzionare il loro progetto e la loro visione, se oggi deve essere così che sia così! Detto questo la qualità si è alzata e sono molto contento per Jack perché ritengo che si meriti molto di più di quello che ha
raccolto fino ad oggi, sia come artista sia come persona e spero gli vada sempre meglio!

Andrea Bastia
Andrea Bastia
Appassionato di cultura hip hop da ormai troppi anni e writer fallito, dopo qualche esperienza in proprio sul web approda definitivamente su Hano. Si occupa della rubrica dedicata agli artisti emergenti e a quella sui Graffiti.

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