Dopo il successo di Roma – Bangkok, è uscito il secondo disco ufficiale di Baby K, Kiss Kiss Bang Bang e noi l’abbiamo incontrata durante il suo in store milanese alla Feltrinelli di piazzale Piemonte per farci due chiacchiere.
Kiss Kiss Bang Bang: parlaci di questo progetto, da dove arriva il titolo e com’è nata quest’idea?
Sicuramente, come un po’ tutte le mie cose, non è un album tipicamente tutto rap ma ci sono varie influenze. Partendo dal titolo diciamo che ho voluto racchiudere in una maniera molto netta e molto forte quest’idea che tutto ciò che faccio, la mia musica in primis ed il disco, è un gioco di contrasti. Da una parte abbiamo questo Kiss Kiss che è la parte più femminile, e dall’altra il Rap che è un modo di comunicare diretto che non le manda a dire. Tutto il disco ha questo tema del contrasto ed in ogni brano troviamo un racconto (o la mia storia, o qualche situazione, o storie di altre persone). E’ sicuramente un album molto intimista.
Chiudo gli occhi e salto, con Federica Abbate, una songwriter giovane e talentuosa, è uno dei pezzi più intimi del disco e parla del tema del viaggio. Sappiamo che sei nata a Singapore, hai vissuto a Londra e hai viaggiato molto nella tua vita, ma dove senti casa tua?
Hai fatto una domanda che è quella che mi pongo da tutta la vita e che mi crea un grande conflitto dentro. Quando continui a cambiare cultura e luogo ti senti sempre un po’ un pesce fuor d’acqua. Quand’ero in Inghilterra parlavo italiano e ho dovuto imparare l’inglese, quand’ero in Italia parlavo Inglese, per cui è una domanda che mi sono posta per tutta la vita e mi ha creato molte pressioni; come se dovessi capire chi sono. Ad un certo punto, poco prima di scrivere questa canzone, ho capito che in realtà non importa se sono inglese o italiana o come mi sento a livello di mentalità o per altri aspetti culturali, casa è dove mi levo le scarpe, casa è un po’ in entrambi i luoghi, insomma ho accettato che sono un miscuglio di cose e va bene così.
Anna Wintour è una canzone dedicata alle donne ed al potere, impossibile non chiederti com’è essere l’unica donna nel panorama musicale rap italiano che ha successo a livello di vendite e che è riuscita ad emergere. Senti Sessismo dei tuoi confronti?
Quando ho iniziato ad espormi con myspace nel 2006 non era rimasto più nessuno, la Pina, Posi, non c’erano più. Adesso so che ci sono molte più rapper donna anche perché questo genere ha preso piede ed è entrato a far parte della cultura, e non solo di chi è un Hip Hop Head, è più popolare. Per quanto si vada contro questo rendere più popolare il genere, significa che c’è sempre di più una propagazione del genere, il che fa bene perché chiaramente ci sono anche sempre più ragazze che lo praticano.
Per quanto riguarda il sessismo da parte del pubblico: è’ impossibile non far caso al fatto che, insieme ai commenti negativi, ci sono anche i commenti sessisti che fanno capire che loro vedono come impossibile che una ragazza abbia avuto successo. Credo sia proprio un fattore culturale italiano di ignoranza e mentalità. Però generalmente io approccio queste cose come ho fatto con Femmina Alfa e con Anna Wintour, ci gioco con molta ironia.
Si, sento sessismo, anche perché io ho fatto più gavetta di persone che nel rap sono anche più affermate di me. Ho fatto più fatica ad emergere proprio perché sono donna. Avere credibilità è più difficile per me, però io la gavetta l’ho fatta registrando da sola in cameretta un mixtape; mi conforto sapendo di non venire da un talent.
A proposito di talent, Giusy Ferreri e Madh sono nel tuo disco, sei quindi favorevole ai talent show?
Ai talent in generale si, se dobbiamo parlare di Talent con il rap no. Io credo molto nella gavetta perché credo faccia bene all’approccio professionale e credo formi molto il carattere, credo nei palchi piccoli e nel mangiare la m**** prima di sfondare. Però allo stesso tempo credo ci voglia molto coraggio a buttarsi in tv e sbagliare davanti a tutta una nazione. Per quando invece riguarda il rap ed i talent, io credo si nella gavetta, però in un paese dove non c’è molto spazio per la musica in televisione, se attraverso i talent riuscissimo a portare il rap al pubblico popolare, anche se distorto e non puro per iniziare, e non farci più prendere in giro ma far si che entri a far parte della cultura italiana e non di nicchia io credo possa essere un bene.
Dopo avrai in-store ed incontrerai i tuoi fan, giu c’è già la coda! Ci sono fan di tutte le età, bambine, ragazzine e anche qualche ragazzo più grande. Qual è il pubblico a cui tu ti riferisci meglio?
Io credo che il mio pubblico super fedele debba ancora consolidarlo. I miei dischi sono magari in una maniera, ma i singoli sono in un altra, in più il mio disco è vario, per cui avendo diversi tipi di sonorità all’interno dell’album credo di attrarre un pubblico più vasto che sa apprezzare magari un po’ tutte le sfumature.
A proposito di singoli, Roma – Bangkok ha avuto un successo enorme, doppio platino, la canzone italiana più ascoltata in streaming di sempre, ti aspettavi questo successo?
Non fino a questo punto, anzi, quando siamo arrivati alla numero uno non ci credevo e dicevo: “proprio io? con il genere che faccio? in Italia?”
Sono una donna, faccio rap, il mio stile è molto ibrido ed è molto rischioso perché vai fuori dai generi ed è tutto più imprevedibile. Non me l’aspettavo e sono molto molto contenta ed ancora faccio fatica a realizzare.
Che musica ti ascolti a casa? Quali artisti ti influenzano?
Ultimamente molto Drake e The Weekend, rispetto ad altri anni in cui il pop lo ignoravo penso sia evidente, dal disco, le influenze che ho avuto. Pop significa solo popolare, se domani diventerà popolare il Death Metal, allora quello sarà pop. Rihanna è pop, Beyoncè idem, anche se magari fanno musica diversa vengono etichettate come tali.
Mi sto appassionando sempre di più con la composizione della melodia e ho allargato i miei punti di vista.
Quest’anno non ho trovato uscite pazzesche, tanto trap e tanti giovani che si somigliano e mi sono un po’ annoiata, quindi ho ascoltato tante cose diverse, Charlie Xcx, Yello Claw, un gruppo olandese che mischia elettro e trap, un po’ di tutto compreso anche il pop alternativo scandinavo.
Oggi è uscito anche l’album di Madman, pensi che commercialmente possa essere un tuo rivale nelle vendite?
Madman è un amico che ha una forza sua, avendo fatto uscire più cose a raffica, mixtape e dischi, ha una fan base consolidata mentre la mia è in via di sviluppo.
Ho fatto solo 2 dischi e 3 Ep e mi sono poi affacciata al mainstream, non sono di nicchia ma sono vista come novità. Lui ha il suo zoccolo duro di un certo tipo, però molto più consolidato.
Angolo Marzuliano: fatti una domanda e datti una risposta.
Me le faccio tutti i giorni e non rispondo mai.
Ti trovi in conflitto con il pubblico della scena? Non credo che la musica debba essere una paranoia ne avere dei confini. Non vedo il problema nell’amare sia il rap, sia il pop e volersi rappresentare in tutte le proprie sfumature. Non significa cambiare; sin dal mio primo Ep chi mi segue e mi conosce sa che ho cantato. Nessun conflitto, la musica è una cosa bella e positiva, non dev’essere una paranoia. Vorrei incoraggiare le persone a non fossilizzarsi su questo dare accezioni negative ai generi, amate la musica, basta che sia sincera.
Angolo promozionale, vendimi il tuo disco.
Finalmente si entra in maniera fedele nel mio mondo. Fino ad ora avete avuto solo un assaggio delle idee che porto avanti, questa volta si parla proprio di me: chi sono, da dove provengo e perché la mia musica è così. Credo che ci sia una buona dose di bacio e schiaffo, una buona dose di rap e pop. Questo disco è un disco Urban, se fosse un disco pop l’avrei fatto molto più paraculo di così.
Angolo della shampista, dicci un pettegolezzo
Il disco si doveva chiamare Super Mega Iper, poi mi hanno fermato.