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Il Pagante è più “real” dei rapper

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Se la musica seria è diventata una parodia, la parodia è diventata la nuova musica seria. E’ uscito “Settimana Bianca”, il nuovo video dei ragazzi del Pagante con la sensazionale partecipazione di Massimo Boldi. Una struggente operazione nostalgia per tutti coloro che come il sottoscritto passano le serate pre natalizie in contemplazione mistica dei cinepanettoni. E’ il video più bello della musica italiana e la cover della hit anni 90 “Surrender”, mischiata alle innumerevoli citazioni vanziniane, ha creato un buco spazio temporale. Vi scrivo dal 1996 con addosso il mio paio di “Bull Boys” nuove di pacca.

Nel video, Eddy Veerus altro non è che il nipote zarro di Guido Nicheli. Quello per intenderci di “la libidine è qui. Sole, whisky e sei in pole position”, passaggio per altro citato nella strofa. Sì ok, il vero Nicheli con un ape car non sarebbe andato neppure a buttare la spazzatura, figuriamoci a Curma. E’ un dettaglio che però conferma come il Pagante rimanga un progetto ad alta dose di autoironia, nonostante i numeri impressionanti (“Entro in Pass” certificato disco d’oro). Interrogato da un fan su Instagram sul perchè si ostinasse a interpretare la parte dello squattrinato nei video, Eddie ha infatti risposto: “fare il ricco è troppo facile”, continuando così la tradizione di artisti italiani che dimostrano grande intelligenza nel fingersi scemi. 

Capitolo a parte per la coppia bollente Federica Napoli e Roberta Branchini. Non credo che questo sia lo spazio adatto per descrivere tutto il mio entusiasmo ma se restate sintonizzati, potrete trovare tutto nel mio prossimo libro “Storia di come ho perso le diottrie”, edizioni Mondadori. Scherzi a parte, mi piacerebbe un giorno dire alla Napoli come io sogni un giorno di trovare una donna che mi parli con la sua voce “autotunnata”. 

Poi, per la regola non scritta, che non esiste un film dei Vanzina senza il capitolo “tette”, la combo idromassaggio/Branchini, non sfigurerebbe in nessun grande classico della commedia all’italiana. A metà strada tra Giovannona Coscialunga e Poppea di S.P.Q.R. Si vola altissimo. 

E pensare che io ho intenzionalmente snobbato il progetto per moltissimo tempo. Il fatto che la sua musica fosse popolare tra un certo tipo di giovanissimi mi aveva tolto la curiosità di voler approfondire. A metà strada tra quelli che fanno i tavoli in discoteca in 25 e quelli che spendono i soldi dei genitori ma non sanno fare le addizioni. 

Poi un paio di estati fa avevo intervistato Eddy, e invece del solito bamboccione, mi sono trovato davanti una persona molto consapevole di come la narrativa del Pagante venisse spesso fraintesa. Una percezione del progetto molto “seria” e “professionale” che mi aveva stupito, specie in rapporto ad una creazione che avevo interpretato come un cazzeggio superficiale. 

La musica italiana sta andando probabilmente in cortocircuito, e forse la palese assenza di velleità poetiche e stilistiche è una delle più grandi skill che si possa avere tra tutti questi “De André di sta ceppa”. 

A pensarci bene, del Pagante i critici dicono le stesse cose che i bacchettoni hanno ripetuto per anni nei confronti dei cinepanettoni prima, e di Checco Zalone poi. Applicando a quelle pellicole parametri che erano completamente sballati per quel tipo di cinema. Anche il ristorante di Cracco fa schifo se lo giudico come un Ferramenta e anche Messi è scarso se lo valuto come pilota di F1. 

Il pagante, come i film dei Vanzina, sta in una categoria di musica tutta sua. 

Nelle sue canzoni, piaccia o non piaccia, c’è un pochino di tutti noi. E’ un modo 2.0 per prendere serenamente per il culo tutte le nostre piccole debolezze e incongruenze. E’ trash? Può essere. E’  volgare? Forse. Stereotipato? Probabilmente. 

MA HA ANCHE DEI DIFETTI. 

Buona Set

Diego Carluccio
Diego Carluccio
Diego Carluccio nasce, in tutta la sua presunzione, il 26 ottobre del 1990. Ora di pranzo. Essendo la modestia il marchio di fabbrica della casa, pare abbia dato suggerimenti e consigli su come affrontare il parto allo stesso medico primario. Volendo affossare l’insopportabile luogo comune secondo il quale “dai licei esce la futura classe dirigente”, si iscrive al liceo classico e, sebbene provi a farsi espellere e/o bocciare ripetutamente, consegue l’impareggiabile successo di diplomarsi in 5 anni con un sensazionale 60/100. Da segnalarsi la tesina di laurea: un mix di Ramstein, Marilyn Manson e Neonazismo. Iscrittosi per sbaglio alla facoltà di legge alla statale di Milano, rimane ripetutamente intrappolato all’interno di quel subdolo e tentatore tragitto che connette la fermata “Missori” e l’aula di Diritto Privato. Ritiratosi dai corsi a metà anno, dedica il resto della stagione 2009-2010 al fancazzismo professionistico. Desideroso di ottenere una laurea però, scegli la carriera universitaria che ha il maggior numero di punti di contatto con la disoccupazione perenne: nel 2011 si iscrive al Dams. Laureatosi con il voto di 99/110, in onore dei kg e del numero di maglia dell’idolo di infanzia Antonio Cassano, conclude la propria esperienza universitaria con un tesi dedicata a “Fabri Fibra” e al rap italiano. Prima tesina nazionale a contenere un numero di parolacce superiore a quello dei segni di punteggiatura. Come ogni buon “critico” giornalista che si rispetti, non manca, tra le esperienze del giovane Carluccio, un fallimento artistico. Firma nel 2015 un contratto discografico con una label minore sotto lo pseudonimo di D-EGO MANIA. Il disco “Non è un paese per rapper” riesce nell’ardua impresa di vendere meno copie dell’esordio discografico dei Gazosa. Ora vive a Londra, frequenta un Master in Digital Journalism e lavora nell’organizzazione eventi per uno degli hotel più lussuosi della capitale britannica, ma non preoccupatevi: la sua vera passione è dirvi quanto fate schifo. ALTRE COLLABORAZIONI: Rolling Stone, Noisey, Il Milanese Imbruttito

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