“Pirlo”. Il barman non fa una piega, io invece mi giro per capire dove sia il centrocampista della Nazionale. La realtà è che Bosca ha appena ordinato da bere.
Il Pirlo è la bevanda tipica di queste parti, una sorta di Spritz per quanto possa capirne io che, infatti, mi ordino il solito the caldo ormai diventato un po’ il simbolo della rubrica.
Sono venuto a trovare Bosca nello studio di Brescia dove colleziona i suoi lavori e dove in serata si girerà una nuova puntata di Real Talk, il nuovo webshow che lo vede protagonista insieme a Oliver e tanti rapper vogliosi di mettersi in luce sopra un beat originale preparato per l’occasione da questa vecchia leggenda del rap italiano.
È una vita che volevo fare questa intervista perché Bosca è un personaggio quasi mitologico, si sa che esiste ma pochi l’hanno visto. Ma molti l’hanno sentito, anche se magari non lo sanno.
Poi è un’enciclopedia vivente di storia del rap, pieno di aneddoti e ricordi e, per uno come me che sta cercando di raccontare il rap attraverso questa rubrica, sarà davvero un grande incontro, ne sono sicuro.
Infatti al secondo Pirlo mi rendo conto che è già passata mezz’ora e non ho ancora acceso il registratorino perché ci siamo persi nel ricordare di quella volta che nel ’97 Fede dei Lyricalz… Alt, io e Bosca capiamo subito che siamo molto simili, non solo nella passione per il rap, ma anche nelle cose della vita, sarà l’età. Il rischio di perdersi in mille racconti e mille storie è alto, ma ho preferito rischiarlo. Non capita spesso di spaziare così ad ampio raggio all’interno del gioco del rap con uno che ne ha viste e vissute tante tra mille incroci, mille artisti, mille situazioni, per cui vi consiglio pazienza e di lasciarvi trascinare in questa Real Talk con Bosca perché le sorprese saranno davvero tantissime.
Io partirei dalla fine, cos’è Real Talk?
Tutto il resto di Down With Bassi, cioè il rap. In DWB si chiacchiera, non c’è musica. È storia, documentario. Qui è tutto il contrario. Qua c’è solo il rap. Un beat e via.
Citando Egreen in una delle prime puntate dello show “Se si parla di rap, questo è”.
Sì, poche chiacchiere, tante rime.
Perché un nuovo progetto?
Voglio fare una roba mia. Ma non da solo perché mi sta aiutando davvero tanta gente, Khaled, Marco Caldera del Red Carpet Studio, Gianluca e Flavio di Another Production e Oliver.
È un prodotto originale?
No, all’estero ci sono format simili a cui mi sono ispirato. Qua di diverso c’è che le basi le faccio io. Anche perché mi sono un po’ rotto le scatole di darle in giro. Troppo spesso i produttori fanno robe e nessuno lo sa, non vengono ricordati. Nei video, ad esempio, molto spesso il nome del produttore non c’è o è scritto in piccolo, troppo spesso si fanno cose in amicizia. Mi son detto ‘basta dare beat in giro’, preferisco usarli per le robe mie.
E poi un’altra novità: vorrei che i vecchi portassero i nuovi. Tutti i rapper hanno un giovane che gli scrive e che loro eleggono a pupillo. Così si crea anche la curiosità di vedere “chissà chi porta quello li”… Real Talk è questo.
E perché lo fai?
(Risatina) Questo non lo so neanche io! Non farmi domande imbarazzanti… tu perché lo fai? (Bosca si trasforma in giornalista).
Bella domanda Bosca. Per passione, perché fondamentalmente sto in un ambiente che mi piace. E poi perché io mi occupo di divulgazione scientifica nella vita reale, ora qui è un altro tipo di scienza (parafrasando il Colle…) ma mi piace comunque raccontare quello che non si vede, portare a conoscenza storie, cercare di dare un suo valore a una cultura che a livello comunicativo viene ancora trattata come la moda dei ragazzini e invece ha una sua dignità maturata lungo 40 anni di vita.
Più o meno ti direi la stessa cosa. Passione di sicuro, perché il rap da quando l’ho conosciuto, tac, mi sono innamorato. È l’unica passione mai passata (qui scattano alcuni commenti da camerata che vi lascio immaginare…n.d.r.) e poi mi piacerebbe, e non pensavo l’ho scoperto con Down With Bassi, ritagliarmi la figura di quello che ha cultura in questo genere. Molti mi scrivono per chiedere consigli e questo è bellissimo. È la cosa più vicina all’essere un padre che ho (risate!) a parte tutti i nipoti, 18 (diciotto??! n.d.r.).
Sì esatto, siamo simili in questo. Voi, come dicevo nelle pagelle di fine 2015 (in cui DWN si è beccato un bel 10 e lode….), raccontando cose che non si sanno di questa cultura, o dei personaggi di questa cultura, fate un servizio giornalistico pur non essendo giornalisti (e ogni tanto si vede l’imbarazzo in scena…), ma la competenza fa più della tecnica e la passione sopperisce a queste mancanze.
E ci vuole. Perché di ignoranti che parlano di rap ce n’è tanti. Scrittori del rap non ce ne sono, per cui ben vengono quelli come te.
E quelli come te. Ok ma se ora abbiam finito di spompinarci a vicenda…
La cosa che amo del rap è la costante evoluzione. Da un anno all’altro può cambiare tutto. Io non sopporto chi dice “il vero rap”, quando sento dire “the real hip hop” mi vengono i brividi, perché il real hip hop è quello che cambia. A me piace perché continua a cambiare.
Tu da dove sei partito?
Io ho iniziato con Run DMC, Kurtis Blow… poi quando me ne sono davvero innamorato era il tempo di Nas con Illmatic, Jeru the Damaja, Biggie ed era già cambiato, sembrano due generi diversi. Ovvio che più vado avanti più faccio fatica. Ad esempio quando ho sentito Young Thug la prima volta mi son detto “ma questo? Che problema ha, sembra Lil’ Wayne in acido” poi ho capito e ora mi piace tantissimo. Dico sempre “finché mi piace ‘sta roba ci sono, quando comincio a non capirla più…”
Se ti sento dire “il rap quello vero”…
Ecco basta, lì ho finito.
Senti, tornando allo show quello che si percepisce in Real Talk, e anche in Down With Bassi, è davvero un’alta professionalità del prodotto finito.
Perché non hai visto la puntata pilota! Con Rido, solo io e Bassi…
Un disastro?
Beh si vede la differenza, per fortuna poi è arrivato DJ T che lavora in tv e ha portato le sue robe… infatti il pilota non l’abbiamo mai pubblicato!
Povero Rido… Senti la grande professionalità marchia la differenza con tutto il marasma che esce no? Noti una roba fatta bene da una approssimativa, un po’ come nel rap… esce tanta roba ma poi quella fatta meglio spicca?
In realtà no. Magari lo noti tu, non tutti. Ne parlo spesso con Marco dello studio, passiamo ore su un suono o un dettaglio e alla fine questi se l’ascoltano così il pezzo (mima il gesto di portare il cellulare all’orecchio…n.d.r).
Noi siamo lì a farci menate… quando poi alla fine la forza è la comunicazione non il suono. La professionalità serve, ma alla fine è quello che comunichi. Se fai una roba da dio ma non riesci a comunicarla sei spacciato.
Ti faccio un esempio: ho trovato il video di Rizzo che fa la rap reaction a una puntata di Real Talk. L’ho contattato per dirgli che ha spaccato, ma per me la rap reaction come concetto è una roba assurda: non è assurdo farlo, ma che qualcuno la guardi.
E poi scriva sotto “oh ma fai la rap reaction di Salmo…”
Oh ma guardatelo tu il video!
Che poi magari poi il video vero manco lo guardano…
Il loro riferimento non è Salmo, ma Rizzo. È un cambio di paradigma. E a me quando ci sono queste cose che cambiano mi incuriosiscono tremendamente… magari non lo capisco, ma apprezzo che ci sia un modo diverso di comunicare e che i ragazzini lo capiscano e si muovano. Infatti l’ho invitato.
Tu leggi i forum?
Se qualcuno dell’ambiente del rap ti dice che non legge i forum, mente. Tutti. Rapper, produttori, registi. Fin dalla notte dei tempi, da Hotboards al Nill Forum, tutti vogliono vedere cosa si dice…
Come è nata la cosa del webshow? L’ha pensata Bassi?
Sì, era a Brescia a fare una data con Marco Polo e mi fa ‘senti ho pensato a fare una roba del genere (anche di DWB ci sono degli esempi in giro), in Italia manca una memoria storica del rap, vorrei farla, tu conosci tutti come me, hai una buona memoria…’ Devi sapere che ogni tanto racconto degli aneddoti a Bassi, di Bassi, e lui non se li ricorda… “quella volta che siamo andati con Big L…” e lui niente. Una volta eravamo con i Beatnuts e io gli faccio “ti ricordi di quella volta che siamo venuti in Svizzera a vedervi per la prima volta e Bassi ha fatto finta di essere della stampa…”, Bassi si gira e fa una faccia sorpresa… tutti ricordavano tranne lui. Ci troviamo bene insieme e via.
Ed è stato un successo.
Io pensavo “sì va beh se lo guarderà qualche vecchio…” e invece incredibile il successo tra i ragazzini.
Forse anche perché è un documento che mancava.
Tra l’altro ti regalo uno scoop… proprio oggi parte la campagna Musicraiser per la terza stagione di Down With Bassi. Non so se ce la faremo, abbiamo messo come goal 30K, sembrano tanti, ma non è così.
Fino ad oggi è stato tutto autoprodotto in pieno stile Bassi Maestro?
Sì e le spese non sono state poche. Questi 30K ci servirebbero per chiudere in pareggio almeno la terza stagione. Gli ospiti vengono in amicizia, ma le spese ci sono comunque. Poi per la terza stagione abbiamo già il sì di molti nomi grossi per cui vorremmo fare le cose per bene.
Ma dei “no”?
Sì, molti ci han detto anche di no. Alcuni storici, diciamo tutta una certa parte storica è più difficile da coinvolgere.
(Suona il cell di Bosca, lo reclamano in studio per dei suoni…)
Senti molti ti conoscono perché ti han visto in Down With Bassi, ma la realtà è che tu sei soprattutto un produttore.
Mi fermano e mi dicono “grande, ma io ti conosco ho visto tutte le puntate di DWB…” e dopo quando scoprono che ho fatto una produzione mi dicono “oh ma questa l’hai fatta tu? ma dai, grande… e anche questa? ma noooo, e questa??” Infatti dico sempre a mia moglie “20 anni a fare musica e poi fai una puttanata su youtube…”
Dal punto di vista del produttore devo ammettere una cosa: io ti ho perso dopo Brava Gente, il secondo disco dei Lyricalz. Cos’hai fatto in questi 20 anni? Ti sei nascosto o cosa…
Ti faccio un rapido excursus, prima dei Lyricalz avevo lavorato con Bassi. Ad esempio sono presente in alcuno pezzi di “Foto di Gruppo”
Come Family Business ricordo bene?
Esatto. Ero un ragazzino, Bassi aveva preso tre mie produzioni e sapendo del mio amore per l’Area Cronica su una ci ha messo Dafa per Bionic Skills e un’altra è diventata Family Business con Fede e Tormento, tra l’altro è il pezzo che ha fatto scoprire il rap a Emis Killa…
Davvero?
O almeno così mi ha detto lui!
Poi sono entrato nell’Area Cronica. Ma è successo che ho avuto un momento difficile di depressione fortissima e lì ho mollato la musica, tutto. Era il periodo in cui Torme mi diceva “devi fare il salto, lasciare il lavoro, fare la musica, fisso a Novara con noi” e non me la sentivo. Al tempo facevo il programmatore. Poi il classico: storia d’amore andate male, al lavoro un casino. Pensa che dopo il lavoro prendevo la macchina e andavo a Novara (nella storica sede dell’Area, n.d.r.), lavoravo tutta notte alle produzioni e la mattina tornavo al lavoro. Ho fatto questa vita per un po’ di mesi poi non ho retto più e ho mollato tutto.
Però poi hai ricominciato.
Sì, ascoltando De Gregori. Poi nel 2003 mi è tornata anche la voglia per il rap. Ma dal ’99 al 2003 nulla, vuoto.
Non è che tu ti sia perso molto…
Ho ripreso a frequentare Bassi, gli ho dato un po’ di basi tra cui c’era Nuts che avevo fatto per la Cricca dei Balordi per “Esuberanza” di Sano Business, ma loro non si trovavano e allora Bassi decide di girare il beat a Zampa. Nel video c’era Fibra a cui il beat piaceva un casino e mi chiede se può usarlo per il nuovo disco che stava preparando, Mr. Simpatia. Figurati, io ero un fan di Fibra, scopro che lui era un fan mio per le cose che avevo fatto coi Lyricalz tanto che, pensa, mi mandava delle lettere…
Lettere?
Sì, delle lettere, perché al tempo non si trovava con le mail… “le trombe di ‘Storie di fine secolo’… che bomba!” ci siam messi a lavorare prima che finisse in Universal. Dopodiché ho fatto robe con Dargen in ‘Di vizi di forme e virtù’. Poi con i DDP.
I DDP? Bella Quagliano!
Sì, ho prodotto anche il disco di Cattelan con Quagliano.
Io l’ho comprato! Probabilmente sono l’unico…
Masochista!
Io sono un tamarro…
Ma anche a me piace quel disco
‘Corpo e mente’ ad esempio l’hai prodotta tu?
Sì. Tra l’altro la versione poi uscita su cd non è quella che avevamo pensato. Perché l’originale aveva una interpolation di “Hotel California“ degli Eagles e non ci han dato i permessi. Così abbiamo dovuto cambiarla il giorno prima dell’uscita.
Tra l’altro han tolto tutto da ovunque…
è stato un disco sfortunato. Subito dopo il secondo singolo sono nati dei problemi con la casa discografica ed è stato ritirato.
Se uscisse adesso avrebbe molto più successo.
Sarebbe stato più capito sicuramente.
Poi ho iniziato a lavorare con la Blocco Recordz. Con Giso, Emis, Dafa, Duellz…
Duellz? Robe mai uscite…
Sì, si è perso un po’.
Nel 2011 ho conosciuto i Fratelli Quintale “oh finalmente un gruppo che mi piace, senza produttore, di Brescia!” mi son detto. Che poi non amo di solito lavorare con quelli di Brescia per via della cadenza, ma loro, che quando parlano hanno un accento marcatissimo, quando invece cantano non si sente. Insieme abbiamo fatto “One Hundred”, a mio modo di vedere un piccolo classico… anche Fibra mi ha chiamato per dirmi “Disco della madonna!”. Sono fiero, è tutto prodotto da me, perché volevo una roba alla Dre… “Prodotto da Bosca”.
E dopo poco è partito DWB.
Senti, anche se ne capisco poco, coi produttori mi piace sempre aprire l’angolo tecnico. Tu che tipo di produttore sei? Ti dico, quando sei uscito nei ’90 a me piacevano tantissimo le tue produzioni, nella mia ignoranza io ci vedevo già quel gusto un po’, non so come chiamarlo, elettronico, che poi è molto in voga oggi. Quasi all’avanguardia… dico cazzate?
Beh io ero molto influenzato dai produttori americani ovviamente, ma non dai classici di tutti, tipo Premier. Io amavo molto Ruff Ryders, Swit Beats, che han portato grand’innovazione. Poi io sono un ‘80s kids con mia sorella che cantava per cui son cresciuto con quella musica li. Per me il synt era fondamentale. Solo che producevo col 950 con 8 secondi di campionamento e non avevo tastiere quindi quando ho iniziato a frequentare i Sottotono, e ho potuto usare gli espander e i banchi di suoni di Fish, ho potuto fare qualcosina in più. Ma di norma facevo con poco, ad esempio i giradischi li facevi andare a 45 giri così avevi più tempo per campionare, poi lo rallentavi dopo, perdevi qualità ma quel perdere qualità dava quel sapore particolare… per citare gli Otierre. (risate)
Avevi questo e te lo facevi bastare. Stimolava la creatività. Oggi magari hai tutti i suoni che vuoi ma non ti viene niente.
Quindi nella mia ignoranza tecnica mi sono un po’ avvicinato al tuo stile?
Sì, sì giusto bravo! Ma poi anche di recente ho fatto un bel periodo electro. Anche durante i dj set. Un’altra roba che la gente non sa… che faccio il DJ anche, suono in giro…
Ma tanti non sanno anche perché tu non sei molto social. Sulla tua pagina artista non pubblichi nulla dal 2012!?
Vero, ma non lo dico per fare il figo, anzi! Non sono capace, è un errore grandissimo.
Stiamo ricadendo nel discorso del vecchio, amico mio…
Sì, una volta facevi musica, davi la strumentale e il tuo l’avevi fatto. Ora non basta. A me piaceva stare dietro, nell’ombra. Non mi esponevo, ora lo faccio un po’ perché se non ti esponi non esisti.
E più ti esponi e più ti rompono i coglioni, per citare un altro vecchio amico immagino…
Questo vale per tutti, anche i nomi grossi non possono non farlo.
Guarda Salmo, è l’emblema di quello che è giusto fare. Ha colpito l’immaginario e ora ogni cosa che fa è un capolavoro. Ed è bravissimo.
Sei una persona molto riservata, questo ti ha penalizzato? Magari c’è qualcuno meno preparato ma che parla di più o si sa vendere meglio come spesso accade e quindi è sopravvissuto in questi 20 anni. Tu invece sei ritornato fuori col nuovo boom. Ma senza chiedere, facendo.
Ti dico la verità, non mi viene in mento nessuno. Nel lavoro ho imparato a vendermi bene quando mi son messo in proprio, nella musica son sempre più concentrato sulla sostanza che sulla forma e, ripeto, è un grandissimo errore. Poi io son poco diplomatico… anche i ragazzi quando mi scrivono e mi mandano i pezzi… io rispondo a tutti (con dei tempi biblici… ride), ma son chiaro “ti dico quello che penso” e alcuni si offendono.
Me li mandano anche a me e io sono l’unico del magazine che ascolta.
Anche perché in mezzo puoi trovare roba interessante.
Sì, infatti anche a Real Talk mi piacerebbe portare sconosciuti. Sei figo? vieni qua, metto la base e me lo dimostri. Hai sentito Bucha, il pezzo che ti ho girato ieri?
Si, mi è anche piaciuto. Mi sembra lontano dallo stereotipo del rapper.
Esatto. Poi ha una testa, a 20 anni.
E tu lo stai seguendo come direttore artistico?
Sì, altra cosa che la gente non sa. Dal punto di vista musicale lo sta seguendo Lgnd che è un ragazzo che ci sarà anche stasera alla puntata di Real Talk e io lo sto aiutando più dal punto di vista artistico di supervisione. Poi sto lavando con Mario dei Fratelli Quintale, anche un po’ con Pepito Rellas, poi con alcuni cantanti inglesi insieme a Khaled che è un mio amico d’infanzia che vive a Londra. Sto coinvolgendo anche alcuni produttori giovani. Non pensare all’etichetta, ma ti capita gente brava e allora ti va di provare a fare qualcosa, senza esagerare perché seguire tutti bene è impossibile. Quindi Bucha ti è piaciuto, son contento.
Io sono uno molto attento alla scrittura, sai l’eterna diatriba del rap tra stile e contenuto? Ecco io sono uno di quelli, e chi legge questa rubrica lo sa, che ok i contenuti ma…
Ma lo stile è un po’ più importante?
Sì.
Anche per me. Dico sempre che se volessi un contenuto interessante mi leggerei un libro. Il rap è intrattenimento, se poi ci metti anche dei contenuti fighi, ok ottimo. Infatti mi piace un sacco Marracash perché riesce ad abbinare stile e contenuti.
E qui torniamo alla passione per i Lyricalz, sempre insultati per i contenuti però oh che stile.
Sì loro lo facevano in una maniera talmente figa che andava bene così.
(che poi chiacchierando con Dafa si è concluso che in realtà i contenuti c’erano… n.d.r)
Raccontami qualche aneddoto di questi 20 anni di rap italiano
Scatta la scena tipo Peter Griffin quando si fa male al ginocchio… perché non so se mi vengono in mente.
Va beh non fa nul…
Ah, una volta sono andato a casa di Fibra e…
E…
E, niente, pensavo che tanto poi non potrai scriverlo.
E allora non dirmelo.
(Poi in realtà me l’ha detto ma ho promesso di tenerlo per me per cui vi consiglio di seguire Bosca in una delle sue serata e riempirlo di Pirlo per provare a scucirgli qualcosa sul Fibroga, oppure sai mai che riescano davvero a portarlo a DWB…)
Il tuo successo più grande, qualcosa di cui sei particolarmente soddisfatto?
Come produzione sicuramente Nuts di cui abbiam parlato. Perché è un campione strausato da tutti però io l’ho fatto in maniera differente ricevendo un sacco di complimenti, ad esempio da Mace che è uno dei miei produttori preferiti. Che poi all’epoca ero io uno dei suoi produttori preferiti prima che si invertissero i ruoli! Tra l’altro mi fa “ma come hai fatto? L’avrò sentito mille volte quel pezzo e quel campione non l’ho mai trovato!”
E cosa gli hai risposto?
Culo!
Ma no! Dovevi dire che era frutto di notti insonni, di studio…
Te l’ho detto che non son capace a vendermi… comunque è il bello del rap: una cosa semplice ma fatta con stile.
Poi oh (Bosca imita la voce di Berlusconi tradendo una insospettabile vena comica…) non che ultimamente non abbia poi fatto altri pezzi bellissimi…
Torniamo ad oggi: prossimi ospiti di Real Talk? Me li puoi dire?
Beh, Vegas Jones viene stasera.
Ho già registrato altre due puntate ma le pubblicheremo più avanti. Comunque Vegas esce martedì, spero, anche perché poi parto.
Dove vai?
A Tokio.
A suonare?
Sarebbe bello potertelo dire (di nuovo la voce del Berlusca), ma vado in vacanza!
Qualcosa che non ti ho chiesto ma che vuoi assolutamente dirmi e far sapere? Anche perché, riservato come sei, di ‘sto passo la prossima intervista la farai tra 20 anni!
Non saprei.
Mi chiamerai, come fanno molti dopo questa domanda.
Nelle pagelle del 2015 vi ho dato 10 e lode per DWB, pensi che ti ritroverò nelle pagelle 2016?
Quest’anno voglio il bacio accademico. Spero di meritarlo, poi vediamo.
Senti, volevo rivelarti che io da giovine ho provato a fare il rap ma ero scarso. Un giorno, come mi hai raccontato di Fibra, sono impazzito per il beat di “Storie di fine secolo” e sono andato da mio fratello che, poraccio, per farmi contento mi faceva tutte le basi con una Korg, costringendolo a rifarmi un beat simile. Ma era impossibile.
Ecco su quella base ho un aneddoto! Vuoi sapere com’è nato quel pezzo?
Sono tutto orecchi, sentiamo.
Ho sbagliato a settare il sampler e ho abbinato il suono della tromba, invece che alla sequenza midi della tromba a quella della batteria. Quindi mi è partita una roba un po’ strana ma riascoltandola ho pensato “però, figo!” è l’ho tenuta così.